Tanto non ci prenderanno mai
Tanto non ci prenderanno mai è stato un tentativo di rielaborare e rendere fruibile un’esperienza di fuga e di nascondimento reale, un’indagine interdisciplinare sulle due soluzioni possibili di fronte all’ottusità di un nemico invincibile: nascondersi o fuggire. Un omaggio alla condizione della clandestinità che, risalendo all’etimologia, non è altro che ciò che sta nascosto al giorno.
Come si fa a scappare e a non farsi prendere? Ci sono degli esperti e delle esperienze pregresse che possono fornirci gli strumenti giusti per elaborare una lista d’istruzioni. A partire da una rimanipolazione di fonti eterogenee, tra le quali How to hide anything di Michael Connor, un’accurata guida per nascondersi in ogni situazione e da Elogio della fuga di Henri Laborit, lavoreremo alla creazione di un manuale performabile e performato pronto per essere trasmesso a quattro o più clandestini/richiedenti asilo.
Estrapolare dal suo contesto la fuga, renderla materia plasmabile, far vivere al prossimo ciò che altri hanno già vissuto in un luogo altro, in un altro contesto. Dando una consegna ad un gruppo di rifugiati, riattiveremo le loro storie, verso una possibile riconsegna e ritrasmissione a chi potrà farne futura personale esperienza.
In forma di esperimento relazionale, Tanto non ci prenderanno mai vuole essere un’occasione di scambio e confronto tra esseri umani: si può (ancora) affrontare il macrotema della migrazione globale, oltre che con la doverosa attenzione, con ironia e humor? Può sopravvivere il diritto all’irriverenza anche quando, come in questi anni, si tratta di diritti umani (negati), di manipolazioni, di vite spezzate?
Secondo Dehors/Audela sì. E non può che essere attraverso un approccio multidisciplinare, quello più adatto a esaltare la ricchezza della diversità, della scoperta, dell’accoglienza dell’imprevisto. Così come gli esseri viventi anche i linguaggi sono migranti, contaminanti, in continua contaminazione e trasformazione.
Dehors/Audela rappresenta una tra le realtà più fervide del panorama nazionale in ambito di teatro performativo e video arte. Il lavoro svolto durante la residenza, è legato al tema rEsistente 2019, Bi-Sogni. Gli artisti Salvatore Insana ed Elisa Turco Liveri hanno assemblato parte del materiale di ricerca raccolto durante una precedente residenza in Calabria e lo hanno elaborato e distribuito sui due piani che solitamente contraddistinguono la loro produzione, quello della videoarte e quello del teatro fisico performativo. Ne è stato realizzato uno studio di 30 minuti che è stato presentato durante la restituzione pubblica, a cui è seguito anche un dibattito. Oltre al tutoraggio tecnico e organizzativo è stato offerto il tutoraggio speciale di Renzo Francabandera, critico teatrale che ha raccontato l’esperienza polistenese. (leggi qui)
Leggi la recensione di Renzo Francabandera su Paneacquaculture.it